Beksiński
Una cattedrale al tramonto, lontano ricordo di una vita che fu.
In
quali strane dimensioni ha viaggiato Beksiński per osservare tanta decadenza,
distruzione, oscurità? Nelle tenebre più fitte, nel silenzio immobile ed eterno
di un mondo ormai dimenticato e lontano? O ha visto il futuro? Il futuro di
un’umanità allo stremo, consumata ormai da millenni di odio e violenza,
incapace di usare ogni gradino della scala della conoscenza per elevare la
propria condizione. Il nostro futuro, in cui magia e dolore pervadono ogni
cosa. O ancora sono altri mondi o altre realtà, dove tutto è avvolto nella
nebbia e nell’inconcepibile, visioni angoscianti che porterebbero ognuno di noi
alla pazzia istantanea. Esiste un modo per visitare questi luoghi, dormendo o
da svegli?
La vita stessa del maestro si è conclusa in maniera tragica, quella stessa drammaticità che permea ogni disegno e colore, ogni forma e tratto. L’artista, l’uomo, ci ha lasciato un numero incredibile di opere colme di desolazione, figure solitarie e inquietanti che fissano quel vuoto cosmico che ci opprime.
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